Domande e curiosità
Chi fa bene a rivolgersi ad uno psicoanalista?
Una persona, del resto padrone di sé, che individua nella propria condotta la persistenza di un aspetto nel quale non riesce ad essere padrone e desidera risolverlo.
Mi spiego meglio.
In genere chi osserva in se stesso i cosiddetti sintomi sine materia, ovvero quelli che si manifestano nel corpo, ma che una contraddizione interna non permette di classificarli come malattie del corpo. A titolo di esempio: attacchi di panico che colpiscono quando si va in strada, ma che cessano appena si rientra a casa (si chiama agorafobia). Oppure al contrario, quando si osservano in luoghi chiusi e stretti come l'ascensore e passano appena si esce all'aria aperta (si chiama claustrofobia).
Rientrano in questo campo, salvo vedere bene caso per caso:
ansie, angosce, fobie;
vergogna e timidezza;
insicurezza nel prendere decisioni;
tendenza ingiustificata alla tristezza, spesso classificata come depressione, melanconia, o disturbo dell'umore.
Un esempio particolare: una paralisi che colpisce un arto, ma non corrisponde all'innervazione dell'arto stesso.
Anoressia, bulimia, obesità e disordini nell'alimentazione sono situazioni ancora più particolari perché sono da approfondire in un colloquio.
Disturbi del sonno, compresi lo svegliarsi di notte in preda al panico (pavor nocturnus);
(link approfondimento)
Come avviene una psicoanalisi?
Prima di tutto si telefona e si espone sommariamente il motivo della richiesta. Poi si fanno alcuni colloqui per vedere se è il caso di affrontare un lavoro lungo e costoso la cui riuscita dipende fondamentalmente da se stessi.
Se la risposta è affermativa, si stabilisce il numero di sedute settimanali, i giorni e l'ora degli incontri. (Non uso più le parole sedute e pazienti).
Come e perché si fa una psicoanalisi con i bambini e con i ragazzi?
Per le stesse ragioni degli adulti, con una particolarità: non bisogna dimenticare che molti aspetti, pur sintomatici, sono normali nell'età della crescita. La vecchia nonna e l'affettuosa zia direbbero con ragione: passerà col tempo!
Solo se col tempo non passa, oppure se il disturbo compromette gravemente lo sviluppo, allora bisogna occuparsene. Una consultazione con me non fa male perché spiego al minore: “I tuoi genitori sono preoccupati e potrebbero non avere ragione, siamo qui per parlarne …”
Noto che bambini e ragazzi, con i quali ho lavorato e lavoro, sanno bene se è il caso e fino a che punto.
Porto ad esempio la frase di un bambino di otto anni: “Il mio papà non sa che è più grave di quanto pensi lui stesso …”
Con i bambini e con i ragazzi si gioca e si parla, come se fosse la stessa cosa della regola analitica fondamentale, senza dare mai l'impressione che stia succedendo chissà che cosa. Il bambino capisce più di quanto noi pensiamo e si dispone al lavoro sul suo pensiero. Se fin dalle prime sedute osservo che non c'è questa disposizione dico ai genitori ed al bambino che forse non è il caso di proseguire, di pensarci loro stessi e che ne riparleremo assieme.
Qual è la differenza con la psichiatria?
La psichiatria è una pratica medica che tende, attraverso medicine e colloqui, a trovare un equilibrio stabile e accettabile per la persona.
La psicoanalisi è una pratica non medica. Ha per obiettivo che la persona torni ad essere padrona di se stessa, anche dei propri disturbi.
Chi non fa bene a rivolgersi ad uno psicoanalista?
1) Chi, malgrado stia male, pensa di trovare una risposta già pronta, perché dallo psicoanalista la soluzione la si cerca da sé, benché non da soli.
2) Chi rivolge o usa il proprio disturbo contro gli altri. Ad esempio, una persona si sveglia di notte in preda all'angoscia, sveglia tutti in casa, poi torna a dormire e lascia gli altri svegli. Di solito non viene dallo psicoanalista, se lo portano non si ferma a lungo, se si ferma non ottiene risultati perché non è la persona a stare male, ma gli altri per lui. Solo nel caso in cui si tratti di un bambino conviene portarlo in osservazione.
Per chi volesse saperne di più, oltre a consigliare un primo colloquio, suggerisco di seguire gli eventi su www.riflessioniaruotalibera.it e di leggere il libretto Cocomeri e guerre, che può aprire il pensiero.
Come avviene un incontro?
All'ora e nei giorni fissati si entra in studio (non faccio aspettare, se non rarissime volte) con un cenno di saluto, ci si accomoda sul divano (che non è mai stato un lettino perché dallo psicoanalista si sta comodi, ma non si dorme) e si dice tutto quello che viene in mente, senza preoccuparsi se serve a spiegare i disturbi, se è pertinente, se è fuori tema. Se mentre si sta parlando di una cosa, ne viene in mente un altra, anche se non c'entra nulla, si interrompe quello che si sta dicendo per cedere il posto a ciò che è venuto in mente.
Si chiama regola analitica fondamentale, o di non omissione, o anche della libera associazione. In psicoanalisi non bisogna dire tutto, perché è impossibile. Bisogna dire tutto quello che viene in mente durante l'incontro. Lo psicoanalista fa compagnia in questo lavoro nel quale si passa dalla fissità del pensiero alla sua libertà.
Qual è la differenza tra psicoanalisi e psicoterapia?
Non posso dire qual è, ma come la vedo io in quanto le varie teorie, nella loro complessità, si sottraggono tenacemente alle definizioni.
Per psicoanalisi intendo la pratica con la quale ogni persona ritrova i pensieri che aveva messo da parte, ciò avviene attraverso la regola della libera associazione. Con questa tecnica ciascuno risolve le questioni in cui si trova impigliato e che si manifestano apparentemente con un malessere (***link). Si fonda sull'osservazione che nel disturbo la persona mostra e nasconde contemporaneamente una buona idea messa da parte e della quale fa bene a riappropriarsi.
Gli psicoterapisti propongono varie tecniche e consigli che mirano a risultati immediati come ad esempio limitare la decadenza del pensiero negli anziani, aumentare le capacità di parlare, tollerare gli stati di sofferenza emotiva.
Non sono rari i casi di psicoterapisti praticano una forma di analisi perché valorizzano gli stati problematici e ci sono psicoanalisti che dietro il disturbo non vedono una buona idea.
Ma la psicoanalisi funziona?
Automaticamente no! La psicoanalisi è fatta per riuscire, ma non può funzionare in maniera automatica. Due persone, due diversi lavori di pensiero che tendono a convergere nell'unico obiettivo che la persona stia bene. In ciò si può affermare che è posta per riuscire, ma non sarà mai automatica come l'aspirina.
La psicoanalisi è la strada attraverso cui si possono trovare le ragioni del proprio stare bene, ragioni che sono già nella nostra testa, messi in disparte e privati di valore. Attraverso la regola analitica fondamentale la persona riesce a valorizzarli e a portarli ad essere. I disturbi cadono da soli, ma non automaticamente.
Chi viene da me è già orientato a risolvere le proprie questioni e per questo motivo ha già iniziato a risolverle. Il mio lavoro consiste nell’aiutarlo a concludere definitivamente.
Correttamente inteso lo psicoanalista sa stare nello stretto margine che c’è tra il sublime e il ridicolo.
Quanto dura una psicoanalisi?
Inizia con una domanda da parte di una persona, ad esempio: desidero lavorare con lei perché ho la fobia dei cani, un terrore che mi assale ...
Finisce con una affermazione da parte della stessa persona: ad esempio: mi accorgo che non ho più la fobia dei cani, ieri sera ero con amici che avevano un …
A volte sono io stesso a suggerire che non c'è più motivo di incontrarsi.
Ad esempio: “Osservo che mi riferisce di una vita sessuale soddisfacente, di non provare più angoscia, … è ancora il caso che ci vediamo? Non dico che non desidero più incontrarla, possiamo vederci all'infinito ma ho piacere che non si consideri più preda di quelli che erano i suoi disturbi”.
N.B. Siccome credo di essere l'unico a suggerire che l'analisi non ha più motivo di essere, premetto alle suddette frasi la seguente formula:
Andrò all'inferno per quello che dirò
o morirò povero.
Non succederà né l'uno, né l'altro
ma ho il piacere di notare
che lei parla come chi
ha raggiunto l'obiettivo
della propria analisi.
Qual è la differenza con la psicologia?
La psicologia tende a dare spiegazione, sollievo e consigli per la soluzione di problemi.
La psicoanalisi non spiega, non conforta, non dà consigli. Il suo obiettivo, condiviso da entrambi, è di tornare ad essere padroni di se stessi. Alla fine del lavoro ci si accorge che non servono spiegazioni, consigli o consolazioni.